Via Vandelli

Via Vandelli : Anello della Tambura da Campocatino

Domenica 26 giugno 2011

Percorso stradale:
Barberino di Mugello – uscita Capannori
Alla rotonda svoltare a dx per Castelnuovo e Bagni di Lucca
poi a sx per Bagni di Lucca e Marlia
poi a dx per Castelnuovo (raggiunto dopo circa un’ora e mezza).
Svoltare a sx per Aulla
e poi a sx per Vagli (Km 8 a Vagli)
Dopo due ore circa si arriva a Vagli di Sotto e dopo altri 10 min a Campocatino.

Percorso: anello da Campocatino (1000 m), Passo Tambura (m. 1620), Monte Tambura (m.1890), Passo Tombaccia (m.1350), Campocatino

Segnaletica: CAI segnavia 147, 35, 177

Dislivello: 890 m.

Tempo di percorrenza : 5,30 ore

Classificazione: EE solo per escursionisti esperti.

Il percorso inizia sulla strada a sinistra, guardando la conca, dove ci sono i cartelli indicatori, poco dopo si lascia la strada e si imbocca il sentiero 147 sulla sinistra poi, attraversata la strada forestale che conduce all’Eremo di San Viano si prende il sentiero (innesto 35 P. Tambura) che sale ripido sulla destra e che ci permetterà di osservare la gigantesca Cava di Arnetola (capolavoro unico in tema di selvaggia estrazione del marmo ad ogni costo e con ogni mezzo), dopo circa 45 minuti di tranquillo saliscendi si svolta a destra in salita e, con l’aiuto di un breve tratto attrezzato, si superano facili roccette e si giunge ad una modesta cava (che nel suo totale anonimato di sito abbandonato riecheggia all’immagine di un relitto fantasma mostrandoci come si riduce una miniera ed il suo ambiente circostante quando i fasti dei suoi marmorei filoni si sono del tutto esauriti). Seguiamo la strada lungo la cava e imbocchiamo il sentiero 35 a destra che altro non è che la Via Vandelli: questa nasce per volere del Duca Francesco III d’Este. Il ducato di Modena sentiva il bisogno di un accesso sicuro al mare, all’interno dei propri confini. Per questo motivo l’abate e matematico Domenico Vandelli fu incaricato di disegnarne il tracciato, che corre in un ambiente impervio attraverso l’Appennino e poi attraverso le Apuane, sulle pendici del monte Tambura.
Proseguiamo su questa bellissima strada nel bosco fino a quota mt 1.450, da qui fino alla vetta della Tambura il percorso sarà totalmente scoperto.
Dopo due ore di cammino arriviamo al Passo della Tambura (mt 1.620), sulla sinistra si trova la Focetta delle Acque Fredde, una sorgente che è stata intubata per rifornire un abbeveratoio. Dal passo si può vedere tutta la costa compresa dal golfo della Spezia a Livorno; sotto di noi si può vedere benissimo quel serpentone che è la Via Vandelli e più giù le città di Massa, di Carrara e tutte le altre fino a La Spezia e nelle giornate più limpide, fino alle Alpi Marittime e le isole dell’Arcipelago Toscano. Girandoci verso est si vede tutto l’Appennino Tosco Emiliano con le cime più alte come il Cimone e il Cusna.
Dal Passo parte il sentiero che conduce alla vetta della Tambura (mt 1.895). Il sentiero si presenta subito impegnativo su roccia, piuttosto esposto ed interamente scoperto (non presenta particolari problemi bisogna tuttavia affrontarlo con cautela perché, anche se non corre praticamente mai sull’orlo di precipizi, è pur sempre un sentiero di cresta); il dislivello da superare è comunque di soli 275 metri. Raggiunta la vetta del Monte Tambura (mt 1.895) lo spettacolo è ancora più immenso permettendo una vista a 360° dalla Garfagnana alle 5 Terre e tutte le vette Apuaniche, soprattutto il Pisanino imponente davanti a noi.
La discesa è dal versante opposto alla salita e richiede perizia e attenzione procedendo sulla cresta con tratti piuttosto ripidi ed esposti, in circa 40 minuti giungiamo nei pressi del Passo della Focolaccia (mt 1.650) situato tra il Monte Cavallo (mt 1.890) e la Tambura e sconvolto dalle cave di marmo. Questo era un tempo un verde e ameno luogo e proprio qui fu inaugurato il 18 maggio 1902 il “Rifugio Aronte” (il Rifugio più antico delle Apuane) da parte del CAI ligure; dal Passo lo sguardo si affaccia su Resceto da cui giungono due ripidissime vie di lizza (la lizza del Paludello e la lizza della Focoraccia) o sulla vicina Punta Carina, guglia dalla caratteristica forma di pugnale e palestra di roccia per gli scalatori. Prima del Passo il sentiero si interrompe perciò adesso è obbligatorio seguire un sentiero sulla destra, segnato di fresco (con indicazione per Vagli) che si collega con il sentiero (segnavia 177) del Passo della Focolaccia e scende nel versante della Carcaraia: un pendio modellato da antichi ghiacciai, una zona carsica crivellata di doline, fratture e abissi, di rilevante importanza tra questi l’Abisso Roversi, la grotta più profonda d’Italia. Il percorso è agevole e ci consente di ammirare, aggirandola, la parete nord del Monte Roccandagia. Il percorso continua lungamente tra saliscendi nella florida vegetazione della Carcaraia, giunti vicino al Passo della Tombaccia si arriva ad una piccola salita su roccette attrezzata con cavo in due punti; dopo un’ora e mezza di cammino dalla vetta della Tambura si raggiunge il Passo della Tombaccia a mt. 1350. Proseguiamo tra i faggi, il sentiero è piacevole e passa proprio alla base della verticale parete est del Monte Roccandagia. In breve usciamo dal bosco e si cominciano ad intravedere le prime case di Campocatino, sulla destra si vedono ancora i resti delle croci del piccolo cimitero del film di Pieraccioni “Il mio west”. Il sentiero scende costantemente nei pascoli che circondano la valle e dopo circa due ore e mezzo dalla vetta della Tambura si raggiunge il paese di Campocatino.

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