La traversata del Gran Paradiso

Il Gran Paradiso , 4.061 m s.l.m., è una montagna delle Alpi Graie ed è la principale cima dell’ omonimo massiccio. La vetta è totalmente in Valle d’Aosta anche se la sezione meridionale del suo massiccio si estende sino in Piemonte. La vetta è al confine fra i comuni di Cogne e Valsavarenche ed è l’unica cima completamente italiana che supera i 4.000 metri.
Dalla vetta scende verso sud la cresta sommitale che raggiunge dopo breve il Roc (4.026 m), elevazione inserita nella lista secondaria dei 4.000 delle Alpi. Dai fianchi della montagna scendono diversi ghiacciai: dal versante occidentale verso la Valsavarenche scendono il Ghiacciaio del Gran Paradiso ed il Ghiacciaio del Laveciau; nel versante orientale verso la Val di Cogne scende il Ghiacciaio della Tribolazione.
La prima ascensione fu compiuta il 4 settembre 1860 da John Jeremy Cowell, W. Dundas, Michel Payot e Jean Tairraz, per l’attuale via normale.
Oggi questo percorso è generalmente considerato una scalata facile (difficoltà F+), a parte gli ultimi 60 metri. A riprova della relativa facilità di accesso alla vetta, il prete-alpinista Joseph-Marie Henry nel 1931 riuscì addirittura a condurre in cima un asino.
Cenni storici:
Nel 1856 Vittorio Emanuele II dichiara Riserva Reale di Caccia le montagne del Gran Paradiso, salvando dall’estinzione lo Stambecco che in quegli anni aveva ridotto la sua popolazione a livelli allarmanti.
Nel 1913 si svolge l’ultima caccia reale. Sei anni più tardi Vittorio Emanuele III decise di cedere allo Stato i territori del Gran Paradiso di sua proprietà con i relativi diritti, indicando come condizione che si prendesse in considerazione l’idea di istituire un Parco Nazionale per la protezione della flora e della fauna alpina.
Il 3 dicembre 1922 venne istituito il Parco Nazionale del Gran Paradiso, il primo Parco Nazionale italiano, “allo scopo di preservare la fauna e la flora e di preservarne le speciali formazioni geologiche, nonché la bellezza del paesaggio”.
Tra il 1933 e il 1947 si assiste ad un crollo drammatico della popolazione di stambecchi a causa principalmente della centralizzazione della gestione del Parco ed un conseguente scollamento con il territorio, dell’utilizzo di personale non locale, del bracconaggio e del crollo della situazione faunistica. Il 5 agosto 1947, con decreto legislativo del Capo provvisorio dello Stato Enrico De Nicola, viene istituito l’Ente Parco Nazionale del Gran Paradiso. Ha inizio un lungo e difficile percorso per la tutela e la promozione dell’area protetta.
Da allora tanta strada è stata fatta. Negl’anni 1980 è stato reintrodotto lo stambecco sulle alpi e tantissimi altri progetti e le loro realizzazioni sono stati affrontati, anche a livello internazionale.
Oggi Il Parco registra 1,9 milioni di presenze annuali, può vantare una rete di sentieri di 850 km e 9 centri visitatori. Accanto a una ricerca scientifica di livello internazionale nascono progetti finalizzati a valorizzare i prodotti e le imprese locali come il Progetto Marchio di Qualità Gran Paradiso.

Domenica 11.08.2013

Partenza da Barberino ed arrivo ad Aosta, dove lasciamo le auto. Con l’autobus di linea, in un’ ora circa si arriva a Cogne e quindi, con la navetta, a Valnontey (1666 m). Da qui inizia il nostro trekking.
1. Tappa: Valle di Cogne – Valnontey (1666 m) – Rifugio Sella (2584 m)
Dislivello in salita 918 m
Ore 3 ½ circa
In una delle conche più soleggiate del Parco Nazionale del Gran Paradiso Re Vittorio Emanuele II vi aveva stabilito una delle sue basi di caccia allo stambecco. Opportunamente restaurato, l’antico edificio è oggi inglobato nel complesso del rifugio Vittorio Sella, un sito carico di memorie storiche in un grandioso scenario di alta montagna.
Dal parcheggio di Valnontey si traversa su un ponte il torrente e si sale sul pianoro dove è situato il giardino botanico “Paradisia”, di cui è consigliata la visita. La mulattiera per il rifugio corre inizialmente lungo la recinzione di “Paradisia”, quindi entra nel bosco. Il suo percorso è agevole e con ampi tornanti essa si innalza fino a ridosso di una parete rocciosa in vista di una cascata che riversa le acque nel fondovalle. Al termine del bosco si compie una lunga traversata in diagonale per portarsi a ridosso degli ultimi pendii che difendono l’accesso alla conca dove sorge il rifugio. Con alcuni tornanti si supera il tratto ripido e si giunge nei pressi della casa del parco. Poco più avanti si incontrano le costruzioni del rifugio Vittorio Sella.

Lunedì 12.08.2013

2. Tappa: Valle di Cogne – Valsaveranche

Rifugio Sella (2584 m) – Rifugio Chabot (2750 m)
Dislivello in salita: 712 + 647
Dislivello in discesa: 648 + 545
Ore: 8-10 circa
Dal rifugio Sella si parte di buon ora, perchè ci attende la giornata più impegnativa della nostra traversata. Si prende il sentiero 18, anche ALTA VIA n. 2, che su comoda mulattiera in circa due ore ci porta al
Col Lauson (3296 m). Da qui si prosegue in discesa fino all’alpeggio di Leviona di Sopra (2648 m). Adesso lasciamo l’alta via,per affrontare il sentiero n. 10A che a sua volta ci porta al Col Gran Neyron (3295 m). L’ultima parte di questo sentiero si svolge da prima su terreno morenico, quindi su sfasciumi di pietre, segnavia con omini e frecce gialle, e infine su una “Via ferrata”. Si tratta di un pezzo attrezzato,di 200m di lunghezza, con una scala di 5 m ed una catena che termina sulla cima del colle. Da qui la nostra fatica viene premiata regalandoci lo splendido scenario offerto dalla Grivola, dal Monte Bianco e dal massiccio del Gran Paradiso. Ora non ci resta che scendere per alcuni decine di metri su pietraia e seguire il sentiero che in diagonale passa sotto la piramide del Gran Neyron. Si attraversa un’altra pietraia posta sotto il Colle Money per arrivare sotto le pareti rocciose della omonima Punta. Si segue l’evidente mulattiera che, in falso piano, attraversa tutto il vallone sottostante il ghiacciaio di Montandayne ed arrivati ad un quadrivio si procede verso il rifugio Chabot (5 minuti)

Martedì 13.08.2013

3. Tappa: Rifugio Chabot (2750 m) – Rifugio Vittorio Emanuele II (2732m)

Percorso A: Ascesa al Gran Paradiso (Via Normale) – Rif. V. Emanuele
Dislivello salita 1311 m – Dislivello in discesa 1329 m
Percorso B: Travesata dal rifugio Chabot al rifugio Vittorio Emanuele
Dislivello +- 50 metri ore 2 : GIORNO di RIPOSO
Percorso A descrizione:
Gran Paradiso Via Normale
Difficoltà: PD
La salita da questo versante presenta uno scenario più alpinistico visto l’ambiente che si attraversa e di conseguenza bisogna far più attenzione essendo il ghiacciaio del Laveciau più crepacciato rispetto alla classica salita dal Vittorio Emanuele. Da considerare però che non percorreremo tutta la via normale sul ghiacciaio Laveciau, evitando di zigzagare tra le crepe, ma raggiungeremo, con una traversata in diagonale, la cresta che separa il ghiacciaio del Laveciau da quello del Gran Paradiso, su cui è stata tracciata la nuova ferrata (difficoltà F) costruita per migliorare la salita da entrambi i rifugi alla “schiena dell‘asino“ e da qui alla cima. Lasciato il rifugio oltrepassiamo il ricovero invernale e dopo una cinquantina di metri pieghiamo a destra per un sentierino in piano che si snoda a mezza costa sino al raggiungimento della presa dell’ acquedotto (a tratti visibile tubo nero). Proseguendo sempre in piano, oltrepassiamo il corso d’acqua sino a prendere il crestone morenico sotto il Piccolo Paradiso. Lo percorriamo integralmente in cresta sino ad arrivare alla base del ghiacciaio del Laveciau (3200 m). Da qui prendiamo quota in direzione della parete Nord-Ovest, attraversando verso destra una gobba e portandoci sotto la base della cresta Nord-Ovest che scende dal Gran Paradiso (3300 m). Qui lasciamo la “Normale” e prendiamo la ferrata, che con molte meno difficoltà ci porta alla “schiena d’asino” (3700 m) dove si interseca la traccia della via normale che sale dal Vittorio Emanuele.
Si prosegue piegando a sinistra verso il colle di Montcorvè e sempre a sinistra si risale il ripido pendio che dopo l’attraversamento della crepacciata terminale e il superamento di facili roccette porta alla cima con la “Madonnina” del Gran Paradiso. Quota 4061 m.
Per la discesa percorriamo lo stesso tracciato, rifacendo la ferrata in discesa e quindi prendendo per il rifugio Vittorio Emanuele II.

Percorso B (per i trekkisti):
Dal rifugio Chabod (sentiero 1A) si scende alcuni minuti sino al ponticello che attraversa il torrente e ci porta sulla sinistra dove si prosegue con alcuni sali e scendi verso sud sino ad incontrare un altro ponte, situato sul torrente proveniente dal ghiacciaio di Laveciau. Molto suggestivo lo scorcio sulla parete nordovest del Gran Paradiso.Quindi si perde ulteriore quota e ci si porta in una conca detritica sottostante la testa di Moncorvé (volendo si può salire sulla testa del Moncorve´(2864 m) , seguendo tracce di sentiero. Offre uno splendido panorama; 1 ora circa per la variante).
Da qui con stretti tornanti si comincia a risalire, si aggira una grossa pietraia dalla quale si ammira tutta la Valsavarenche ed in seguito con una lunga diagonale ci si porta sull’altro versante del Moncorvé dove davanti a noi si stagliano il Ciarforon, il Monciair e il vallone di Seiva. A questo punto è ben visibile il rifugio Vittorio Emanuele II che si raggiunge salendo ampi pendii erbosi. Un’altra variante da considerare e´ la visita all´alpeggio Ozey, che si trova in una bella posizione a 2424 m, non molto lontano (1 ora circa) dal rifugio Vittorio Emanuele II.

Mercoledì 14.08.2013

4. Tappa Rif. Vittorio Emanuele (2732 m) – Rif. Città di Chivasso (2604 m)

Dislivello in discesa 776 m
Dislivello in salita 648 m
Ore 6 circa
Dal rifugio prendiamo il sentiero n. 1 e scendendo sulla scalinata splendidamente restaurata, attraversiamo i pascoli dove emergono grandi sassi, lisciati dall’erosione glaciale che la vegetazione stenta a colonizzare. Poi cominciano i tornanti della vecchia mulattiera che per fortuna però è completamente restaurata. Si scende regolare lungo i ripidi fianchi della valle che fino a 10.000 anni fa era interamente coperta dai ghiacci.
Ai lati della strada reale di caccia si vedono dossi e piccole valli ormai erborizzate; è quanto rimane delle morene lasciate dalle piccole lingue glaciali che scendevano verso il fondovalle. Entrati in un bel bosco di larici passiamo, a quota 2150 m circa, ai piedi di una suggestiva cascata arrivando in breve a Pont (1956 m) il punto più basso della nostra tappa. Adesso imbocchiamo il sentiero n. 3 e superato un primo dislivello di una trentina di metri, percorriamo per trenta minuti un bosco di larici fino a giungere all’attacco del salto dell’Arolley. Il sentiero si inerpica a stretti tornanti su un ripido costone per una trentina di minuti fino a raggiungere la croce dell’Arolley. La croce dell’Arolley rappresenta un punto panoramico con tutta la catena del Gran Paradiso che appare di fronte. Superata la croce ci teniamo sulla sinistra ed affrontiamo il percorso a balze che percorre il territorio chiamato Crosattières. Da questo punto in avanti ci si inoltra nell’altopiano del Nivolet famoso per le sue bellezze naturalistiche. Oltrepassata l’Alpe del Nivolet in una quarantina di minuti su un sentiero in leggera pendenza e di facile percorrenza raggiungiamo il rifugio Savoie che si trova sulle rive del lago Nivolet ed in breve al rifugio Città di Chivasso.

Giovedì 15.08.2013

5. Tappa: Valsaveranche – Valle di Rhèmes
Rifugio Città di Chivasso (2604 m) – Rifugio Benevolo (2285 m)

Dislivello in salita 419 m
Dislivello n discesa 738 m
Ore 5 – 6 circa
Dal rifugio prendiamo il sentiero 3c che dolcemente si innalza verso il Col Rosett, attraversando l’incantevoli piani di Rosset, arricchiti con i laghi di Leità e Rosett. Arrivati poco sotto il colle a quota 2880 m il sentiero si fa più ripido ed in stretti tornanti conquistiamo velocemente altitudine e arriviamo sul Col Rosset (3023 m). Un altro splendido spettacolo ci attende. Sotto di noi i Piani Rosset con i bellissimi laghi che sembrano smeraldi, incorniciati dal massiccio del Gran Paradiso e dall’altro lato la Valle di Rhemes dominata dalla Grande Traversière, La punta Bassac e la Grande Rousse. Scendiamo con il sentiero n. 12 che nella sua prima parte è un po’ ripido ed accidentato fino a quota 2750 m circa ed entriamo nel Vallone della Gran Vaudala, continuando a scendere fino agli omonimi Alpeggi (2338 m). Lasciamo il sentiero n. 12 per prendere il n. 13a che in falsopiano e leggera salita (70 m) ci fa aggirare la punta Lavassey ed arrivare nuovamente in discesa agli alpeggi di Lavassey ed in breve al rifugio Benevolo.

Venerdì 16.08.2013

6. Ultima Tappa Valle di Rhemes – Aosta

Rifugio Benevolo (2285 m) – Rhemes Notre Dame Bruil ( 1723 m)
Dislivello in discesa 562 m
Ore 3 circa
In questa tappa percorreremo in gran parte il sentiero natura, nonché il passaggio della famosa Houte Route, che in primavera viene solcata dai numerosi alpinisti con sci e pelle di foca. Partiamo sul sentiero n. 13 che in breve ci porta nuovamente davanti agli alpeggi di Lavassey e passando in parte sullo stradone sterrato, e in parte prendendo scorciatoie e cambiando lato del fiume Dora di Rhemes, si passa ai piedi della splendida e spettacolare cascata del torrente Goletta. Proseguiamo lungo praterie erbose, passando alcuni ruderi di alpeggi da dove possiamo godere dello spettacolare panorama della Granta Parey. Attraversiamo il torrente Fos e nuovamente il fiume Dora di Rhemes. Proseguiamo ancora su vaste praterie dove facilmente ci si imbatte in marmotte. Oltrepassato il villaggio di Fos riprendiamo il sentiero che in breve ci porta a Thumel e quindi a Rhemes di Notre Dames – Bruil. Qui non ci resta che riprendere l’autobus di linea che in un ora circa ci riporta ad Aosta, dove ci attendano le nostre macchine. La grande traversata è giunta alla fine e rientriamo a casa.

NOTA: Ci possono essere anche due varianti per chi vuole partecipare a questa gita, ma non si sente di affrontare la 2. Tappa in programma:

Variante 1: partire comunque lo stesso giorno e venire a Valnontey con il mezzo proprio, per poi salire tutti insieme al rifugio Sella. Il giorno dopo riscendere a Valnontey quindi arrivare ad Aosta e prendere poi l’autobus di linea per la Valsaveranche. Da Pravieux (1871 m) prendere il sentiero n. 5 che porta al rifugio Chabod (2750 m) dislivello in salita 881 m.

Variante 2: partire un giorno dopo, cioè Lunedi 12.08.2013, lasciare la macchina ad Aosta e prendere l’autobus di linea per la Valsavaranche.

Salita al Rifugio CHABOD

Difficoltà: E
Tempo di percorrenza: 2,30 – 3,00 ore
Dislivello: mt 881

Da Pravieux (mt 1871) circa 2 km prima di arrivare a Pont Valsavarenche, sulla sinistra vediamo il parcheggio con un cartello indicante il Rifugio Chabod. Dopo aver lasciato l’auto ci incamminiamo attraversando il ponte sul torrente Savara e seguiamo il sentiero segnato con segnavia n° 5. Dopo un breve tratto quasi pianeggiante, il comodo e molto evidente
sentiero prosegue a sinistra risalendo un ripido bosco di larici con brevi svolte. Raggiungiamo così l’Alpe Lavassey a 2.190 metri, una piccola radura erbosa con alcune vecchie costruzioni. Qui il sentiero si divide a sinistra con segnavia n° 5A e a destra con segnavia n° 5. Proseguiamo con il n° 5, quindi a destra, e riprendiamo la salita nel bosco che pian
piano si dirada. Le ampie svolte, che in questo tratto del percorso compie il sentiero, risalgono il pendio racchiuso a sinistra dalle rocce della Costa Savolère e a destra dall’acqua del torrente Savolère. Percorriamo poi un breve tratto in una valletta abbastanza pianeggiante, costeggiando il torrente sul lato sinistro; vediamo a destra un ponticello e, da
questo punto, in alto a sinistra è possibile vedere l’estremità superiore delle 3 aste portabandiera del rifugio. Al termine della valletta svoltiamo a sinistra e percorriamo l’ultimo tratto di sentiero che arriva allo spiazzo antistante il RifugioChabod.

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