CAMPOCATINO e anello della ROCCANDAGIA

Percorso stradale: Barberino M.llo – uscita Capannori, alla rotonda a dx per Castelnuovo e Bagni di Lucca, poi a sx per Bagni di Lucca e Marlia. Ancora a dx per Castelnuovo (raggiunto dopo circa un’ora e mezza). Svoltare a sx per Aulla e poi a sx per Vagli (Km 8 a Vagli). Dopo 2h si arriva a Vagli di Sotto e dopo altri 10’ a Campocatino.

Campocatino è un’ amena località situata sopra Vagli di Sopra, paese dominante l’omonimo lago che sommerge l’antico borgo di Fabbriche di Careggine. La verde conca si trova a 1000mt slm ed è il residuo di un’antico bacino glaciale e luogo di grande bellezza, sovrastato dalla grande parete nord-est della Roccandagia. Questa località non fu mai abitata stabilmente, non ebbe una sua chiesa o un suo campanile tanto che la cappella di S.Viviano (o Viano) fu costruita solo negli anni 60. Le capanne (dette anche caselli), utilizzate nella stagione della pastorizia, furono edificate senza turbare gli equilibri naturali, sfruttando al meglio risorse e materiali reperiti in loco : pietra marmorea cementata con calce mentre per la copertura si utilizzarono piastre. Con il passaggio della guerra i caselli subirono danni e negli anni immediatamente seguenti furono anche abbandonati; solo negli anni 60-70 ci fu un’inversione di tendenza con un loro parziale recupero anche per uso villeggiatura.

SABATO : Campocatino e Eremo di S.Viano

E’ possibile pranzare all’Az. Agrituristica – Ristorante Buca dei Gracchi (su prenotazione); dopo pranzo prenderemo le chiavi e andremo a visitare l’Eremo di San Viano:
L’eremo del Beato Viviano colpisce il visitatore per la propria posizione: letteralmente incastonato nella parete rocciosa del M. Roccandagia a 1.090 metri di quota. In questo luogo inospitale è vissuto cibandosi dei cavoli selvatici, che miracolosamente crescevano copiosi sulle nude pareti rocciose, l’asceta Viviano . Quando mori’ fu sepolto da mani fraterne: il suo corpo fu ritrovato dopo molti anni e la popolazione di Vagli di Sopra (che lo riteneva e lo ritiene tutt’ora in odore di santita’ nonostante che la Chiesa cattolica non sia mai espressa ufficialmente) volle allora che fosse eretto a sua memoria l’Eremo attuale. La popolazione di Vagli è fortemente devota al Beato Viano protettore dei pastori prima e dei cavatori poi. La ricorrenza con cui si festeggiava San Viano era anticamente il 22 maggio, ma oggi il Santo viene ricordato nella seconda domenica del mese di giugno con la statua lignea che viene trasportata in processione dall’Eremo fino al chiesino che si trova nella conca di Campocatino dove rimane fino alla seconda domenica di settembre quando, al termine dell’antica transumanza dei pastori, la statua viene riaccompagnata in processione nel percorso inverso.

L’itinerario per l’Eremo di S. Viano e’ molto breve (circa 1 h. e 30 minuti fra andata e ritorno) ed e’ accessibile a tutti.
Per il pernottamento sono state prenotate due caselli ciascuno con 10 posti letto “circa”, le baite si trovano nel suggestivo paesino di Campocatino e sono così composte:
piano terra – stanza con camino (con spazio per la griglia), lavello, tavolo, sedie
I° piano – tavolaccio in legno
Luce e acqua ci sono, il bagno è fuori.

DOMENICA : anello della Roccandagia

Percorso: anello da Campocatino (1000 m), Passo Tambura (m. 1620), Monte Tambura (m.1890), Passo Tombaccia (m.1350), Campocatino
Segnaletica: CAI segnavia 147, 35, 177
Tempo di percorrenza : 5,30 ore
Dislivello: 890 m.
Classificazione: EE escursionisti esperti.

Il percorso inizia sulla strada a sinistra, guardando la conca, dove ci sono i cartelli indicatori, poco dopo si lascia la strada e si imbocca il sentiero 147 sulla sinistra poi, attraversata la strada forestale che conduce all’Eremo di San Viano si prende il sentiero (innesto 35 P. Tambura) che sale ripido sulla destra e che ci permetterà di osservare la gigantesca Cava di Arnetola (capolavoro unico in tema di selvaggia estrazione del marmo ad ogni costo e con ogni mezzo), dopo circa 45 minuti di tranquillo saliscendi si svolta a destra in salita e, con l’aiuto di un breve tratto attrezzato, si superano facili roccette e si giunge ad una modesta cava (che nel suo totale anonimato di sito abbandonato riecheggia all’immagine di un relitto fantasma mostrandoci come si riduce una miniera ed il suo ambiente circostante quando i fasti dei suoi marmorei filoni si sono del tutto esauriti). Seguiamo la strada lungo la cava e imbocchiamo il sentiero 35 a destra che altro non è che la Via Vandelli: questa nasce per volere del Duca Francesco III d’Este. Il ducato di Modena sentiva il bisogno di un accesso sicuro al mare, all’interno dei propri confini. Per questo motivo l’abate e matematico Domenico Vandelli fu incaricato di disegnarne il tracciato, che corre in un ambiente impervio attraverso l’Appennino e poi attraverso le Apuane, sulle pendici del monte Tambura.
Proseguiamo su questa bellissima strada nel bosco fino a quota mt 1.450, da qui fino alla vetta della Tambura il percorso sarà totalmente scoperto.
Dopo due ore di cammino arriviamo al Passo della Tambura (mt 1.620), sulla sinistra si trova la Focetta delle Acque Fredde, una sorgente che è stata intubata per rifornire un abbeveratoio. Dal passo si può vedere tutta la costa compresa dal golfo della Spezia a Livorno; sotto di noi si può vedere benissimo quel serpentone che è la Via Vandelli e più giù le città di Massa, di Carrara e tutte le altre fino a La Spezia e nelle giornate più limpide, fino alle Alpi Marittime e le isole dell’Arcipelago Toscano. Girandoci verso est si vede tutto l’Appennino Tosco Emiliano con le cime più alte come il Cimone e il Cusna.
Dal Passo parte il sentiero che conduce alla vetta della Tambura (mt 1.895). Il sentiero si presenta subito impegnativo su roccia, piuttosto esposto ed interamente scoperto
(non presenta particolari problemi bisogna tuttavia affrontarlo con cautela perché, anche se non corre praticamente mai sull’orlo di precipizi, è pur sempre un sentiero di cresta); il dislivello da superare è comunque di soli 275 metri. Raggiunta la vetta del Monte Tambura lo spettacolo è ancora più immenso permettendo una vista a 360° dalla Garfagnana alle 5 Terre e tutte le vette Apuane, soprattutto il Pisanino imponente davanti a noi (1948 mt).

La discesa è dal versante opposto alla salita e richiede perizia e attenzione procedendo sulla cresta con tratti piuttosto ripidi ed esposti, in circa 40 minuti giungiamo nei pressi del Passo della Focolaccia (mt 1.650) situato tra il Monte Cavallo (mt 1.890) e la Tambura e sconvolto dalle cave di marmo. Questo era un tempo un verde e ameno luogo e proprio qui fu inaugurato il 18 maggio 1902 il “Rifugio Aronte” (il Rifugio più antico delle Apuane) da parte del CAI ligure; dal Passo lo sguardo si affaccia su Resceto da cui giungono due ripidissime vie di lizza (la lizza del Paludello e la lizza della Focoraccia) o sulla vicina Punta Carina, guglia dalla caratteristica forma di pugnale e palestra di roccia per gli scalatori. Prima del Passo il sentiero si interrompe perciò adesso è obbligatorio seguire le indicazioni sulla destra (per Vagli) per collegarsi con il sentiero (segnavia 177) del Passo della Focolaccia e scendere nel versante della Carcaraia: un pendio modellato da antichi ghiacciai, una zona carsica crivellata di doline, fratture e abissi, di rilevante importanza tra questi l’Abisso Roversi, la grotta più profonda d’Italia. Il percorso è agevole e ci consente di ammirare, aggirandola, la parete nord del Monte Roccandagia. Il percorso continua lungamente tra saliscendi nella florida vegetazione della Carcaraia, giunti vicino al Passo della Tombaccia si arriva ad una piccola salita su roccette attrezzata con cavo in due punti; dopo un’ora e mezza di cammino dalla vetta della Tambura si raggiunge il Passo della Tombaccia a mt. 1350. Proseguiamo tra i faggi, il sentiero è piacevole e passa proprio alla base della verticale parete est del Monte Roccandagia. In breve usciamo dal bosco e si cominciano ad intravedere le prime case di Campocatino, sulla destra si vedono ancora i resti delle croci del piccolo cimitero del film di Pieraccioni “Il mio west”. Il sentiero scende costantemente nei pascoli che circondano la valle e dopo circa due ore e mezzo dalla vetta della Tambura si raggiunge il paese di Campocatino.

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